Dalla Vocazione alla Premiazione
di Fabrizio Caleffi
Francesca Inaudi, nata a Siena, babbo di Cuneo, mamma bergamasca, diploma d’attrice al Piccolo Teatro di Milano, vive a Roma: Premio Hystrio, quand’era bionda. Giovanna Di Rauso, nata a Capua, padre vulcanologo, mamma Argentina (di nome), risiede a Roma dopo il diploma al Piccolo Teatro di Milano: Premio Hystrio, quando già s’era accorciata i capelli alla foggia revival della maschietta fitzgeraldiana. Sono le testimonial ideali di questa edizione del Premio alla Vocazione: belle e brave, sono le nuove stelle (post Martina Stella) del cinema italiano. Inaudi ha girato Dopo mezzanotte e L’uomo ideale, ma anche un interessante film indipendente underground di area lombarda e d’ispirazione giansenista. Giovanna, dopo importanti prove teatrali e televisive, sta girando con Sergio Rubini in Puglia, al fianco di Bentivoglio, La terra, il film che farà di lei la star che ha sempre desiderato e meritato di diventare. Con la loro grinta e il loro sorriso, diamo il via a questa cronaca: in diretta dai Premi Hystrio 2005.
Le preselezioni
Cresce l’emozione, aumentano le defezioni: questo il bilancio della due giorni di pre-selezioni per autodidatti e frequentatori di scuole di vario genere e credibilità. Categoria a me cara questa. Molti, troppi, quest’anno si sono iscritti e poi non si sono presentati. Come dire, bon ton a parte: rinunciare al proprio sogno prima ancora di sognare. Atteggiamento prosaico prevalente sul biglietto d’imbarco per l’incerta, procellosa, esaltante crociera della Prosa (e per Citera)? O precoce caduta della motivazione in giovani già afflitti da caduta del desiderio nel Bel Paese del formaggino sicuro a tavola, con i genitori fin che si può, degli studenti di lungo corso e fuoricorso illimitato, della play station a far da surrogato alla vita? Beh, chi ha avuto coraggio, chi ha osato è stato prontamente premiato. Quanti hanno superato il turno, naturalmente. Ma non questi soltanto. Tra i promossi ai play off, le due commissioni, che non hanno avuto particolare difficoltà ad individuare i più attrezzati tra i candidati, ricordano un volto e un piglio femminile vintage, da Mangano in Riso Amaro e un giovanotto disinvolto e ben preparato, con l’indispensabile ottima conoscenza della lingua inglese, capace di proporre, lui padano, una riappropriazione delle radici originarie in una brillante rivisitazione di Rocco o’ stortu, un gran bel pezzo di teatro di Suriano, così come la sua versione originale e la sua traduzione in italiano di un limerlickdi Carroll. Per quanto riguarda i non ammessi, piace sottolineare come a questi concorsi si possa vincere già partecipando e incontrando conferme, nuovi stimoli, occasioni d’imprevisto destino: a Beatrice Innocenti, per esempio, è toccata lawhite card per il grande slam del teatro. L’elegante toscana, adusa ai tennistici “gesti bianchi” cantati dal Clerici e anomala neoadepta delle scene, ha presentato un convincente Genet e si ritrova con la conferma della sua freschezza datale da un grande catalano che la porta a recitare a Lubiana e la chance di un ruolo estivo da protagonista in uno show moraviano. Questo per quanto riguarda le pre-selezioni. Ed ora via con i confronti finali!
Le selezioni
Giovedì 16, ore 10: pronti? Via. Il bel teatro Litta si riempie subito di voci, sorrisi, atteggiamenti, suoni, sguardi e di profumo di caffè proveniente dal tavolo della giuria. La scena è un grande dado dentro al quale l’attore gioca il suo numero senza poterlo veder rotolare sul verde panno della platea. Accade che talenumero rimanga interno al dado e neppure da fuori si possa vedere. È l’azzardo di questo vizio magnifico. Così capita che convincenti pre-selezionati brucino qui la candelina dell’audizione scottandosi le dita e di loro sul palco non resti che un palazzeschiano Perelà, uomo di fumo.
Per il resto, nella prima giornata svetta solo un’accademica romana, sicura dello slancio della sua statura, solida di struttura, calibrata in un Come tu mi vuoi che comunica lucidamente l’ambiguità pirandelliana. Attori si diventa, ma protagonisti si nasce. Diceva Orson Welles: “ci sono quelli che fanno ruoli e quelli che fanno i re; io faccio i re”. A dir di un paio di giurati, da considerare anche Guia, graziosa e tosta. A domani.
Venerdì 17: secondo turno. L’atmosfera, iperestiva fuori, competitiva in teatro, s’è arroventata. Clima da uomini duri. E i ragazzi sembrano più preparati delle ragazze. Ma a interpretazioni gagliarde e agli inevitabili, fastidiosi tic scolastici (vedi il pantalone arrotolato e il piede scalzo di rigore) s’alterna il crollo psicologico di un Amleto troppo problematicamente sensibile. Rivediamo la preselezionata Mangano, che, per un equivoco, è stata indotta a cambiar repertorio: recita un monologo della Magnani (da Bellissima) e finisce in controverso fuorigioco. La penalizzazione è ampiamente compensata da aumento vertiginoso di visibilità. I risultati finali sembrano delineati, ma si risolveranno imprevedibilmente ai supplementari, smentendo, almeno in parte, il betting. Bene: altrimenti che gusto ci sarebbe a scommettere? E a vivere senza scommettere?
Sabato mattina. Nel foyer del Litta incrociamo la candidata più giovane: viene, non a caso, dalla Puglia, la California italiana. Per lei, infatti, sta per cominciare un autentico american dream. Cominciamo anche noi l’ultima tornata di audizioni: la selezione, nella categoria maschile, si fa davvero darwiniana. A contendersi il titolo rimangono Woody e Mirko: all’uppercut da ko del Berkoff del primo risponde l’impeccabile, sicura, quasi sfrontata guardia bassa alla Cassius Clay/Alì del Beolco e del Buttitta del secondo. Colpo vincente di Woody: l’ironica, trascinante canzone-con-maracas. Con guizzante difesa virtuosistica alla Sugar Leonard, l’Uomo dal Fiore in Bocca di Mirko non si lascia raggiungere alla mascella e piazza il diretto mortale del pirandelliano “monologo impossibile”. Risultato: perfetta parità. E le ragazze? Conferma della muscolare, implacabile Lady Smash Ilaria e colpo di scena a sorpresa alla Aranxia Sanchez di Francesca!
La notte bianca
La raccontiamo a rebours, versione letteraria del cinematografico flashback. Della veglia milanese son rimasti sul terreno i cocci delle bottiglie di birra e nell’aria i suoni di trombette da notte dei mondiali di Spagna, del nostro premio i sogni infranti dei perdenti e i sorrisi smaglianti dei vincitori. Ricordate Aranxita, la piccola spagnola che si batteva alla pari con le gigantesse del Grande Slam? Francesca Epifani , piccola e già grande brindisina, ha imposto la sua freschezza con la brillante interpretazione della chicana Morales di Chorus line e il suo “sogno americano” è cominciato. Anna Gigante, non meno brillante nella sua prova di autrice/attrice, la sola della sua generazione che possa tentare di far rivivere la simonettiana Paola Sangallo, incomprensibile nelle versioni di altre giovani ignare del mondo di Livia e Umberto, dei cui successi teatrali mi glorio d’esser stato giovanissimo regista, ha manifestato fino alle lacrime la sua delusione. Ma i trombettieri hanno soffiato l’isterica euforia di una vittoria inesistente, mimata e mai vissuta e gli sconfitti sparsi e spersi nel cortile del Litta non hanno perso nulla. A teatro, come al casinò, quel che conta è che la pallina continui a girare e non vengano meno voglia di ritentare e un gettone d’opportunità.
E non s’è perduta la memoria di Nat, ricordata, nelle parole conclusive della cerimonia, dal marito, il nostro caro Ugo, con tanto sobria commozione da travolgerci in un’emozione quasi insostenibile. E non si perderanno le care presenze di Valeria Moriconi e Barbara Nativi, appena scomparse, a cui è stata dedicata la serata. E non si mai persa la memoria di Gianni Agus, a cui è intitolata la borsa di studio voluta dalla signora Liselotte. E la mia conclusione è risentir la domanda del Maestro Giorgio, “Com’è la notte?”, la risposta , “Chiara” e l’invocazione suggerita al Maestro Carraro per il finale dei Giganti: “teatro! teatro! teatro!”. Per immagine-simbolo di una notte dolcissima scritturiamo la fiera Ginevra Notarbartolo di bionda purezza, ospite non concorrente alla nostra festa teatrale, nel ruolo che Valeria Ciangottini sosteneva nel finale della fellinianaDolce Vita, perché ne rinnovi la valenza rigeneratrice. E ringraziamo in un unico abbraccio gli altri giurati e il Presidente Ronfani, i premiati che ce la faranno, i candidati che ci riproveranno, i segnalati e i segnalabili, i premiati che ce l’hanno fatta, da Gifuni a Enia, da Sinigaglia a Oliviero Ponte di Pino, da Olinda a Gallione, la conduttrice Paola Bigatto e anche chi non ce la farà, ma ci ha comunque provato. E Claudia che non si scoraggerà e lo staff di Hystrio che si rimobiliterà per l’edizione 2006. Anche a nome del folto pubblico che si è divertito. Capitasse più spesso a teatro!