Insistere, insistere, insistere
il “sacro fuoco” continua a bruciare
di Anna Ceravolo
Un monumento ai sogni infranti e alle speranze deluse? Tutt’altro.
Il preludio alla cerimonia del Premio Hystrio con uno stralcio video di Bellissima, il film di Visconti in cui Anna Magnani spinge la sua bambina a tentare il successo per poi ritrarsi dal mondo del cinema con disgusto, non ha affatto l’intenzione di affondare il coltello nelle piaghe degli esclusi dalla rosa dei vincitori del Premio Hystrio alla Vocazione per giovani attori. È un invito al realismo, di certo, ma pure un incitamento alla forza di volontà. Insomma non vince chi vince, ma vince chi resiste. Lo ha detto chiaro Spiro Scimone, uno dei “big”, Premio Hystrio alla Drammaturgia, che, a dispetto dei tempi duri (e quando mai sono stati teneri?) per il teatro, ha incitato i giovani a insistere perché quest’arte non se vada alla deriva, e proprio a loro ha dedicato il suo premio. I giovani, dunque. Quest’ultima edizione, sempre al Teatro Litta, la diciassettesima – che ha smentito la sfortuna che si porta dietro questo numero, perché è stata una delle più fluide –, ha visto al cimento all’incirca 160 attori o aspiranti tali, dai 18 ai 30 anni, segnando un leggero, progressivo aumento che si continua a riscontrare anno dopo anno, ha fatto notare Claudia Cannella, motore della manifestazione, affiancata da Albarosa Camaldo, Massimo Marino e da una schiera di bravissime collaboratrici. I ringraziamenti sono andati alla Provincia di Milano, al Teatro Festival di Mantova e alla Fondazione Cariplo per il sostegno concreto, ad Arteca che ha realizzato le targhe decorate per i vincitori, agli entri patrocinatori: Regione Lombardia, Comune di Milano, Eti, Anct.
Sono arrivati in un centinaio alle preselezioni – ha spiegato Fabrizio Caleffi, uno dei giurati -, le prove previste per chi non ha frequentato una scuola istituzionale o ha appreso dalla pratica senza una formazione specifica. Da qui, in tredici si sono aggregati alla cinquantina di candidati provenienti dalle scuole istituzionali (accademie, scuole civiche e scuole dei Teatri Stabili) e si sono diretti sotto i riflettori della giuria. Una giuria corposa e competente, e, quello che è importante, eterogenea, con registi che appartengono a generazioni e scuole diverse. Questo garantisce che i giudizi espressi rappresentino il risultato di punti di vista multiformi, il che raggiunge il potere di un’analisi obiettiva rispetto alle competenze dei candidati, al di là degli stili e delle scuole. «Ma esiste una ricetta per convincere la giuria?», ha chiesto l’elettrizzante Roberto Recchia, presentatore della serata, a Valter Malosti, uno del plotone di valutazione. «Interpretare personaggi adatti alla propria età e al proprio modo di sentire, e saper schiudere uno spiraglio di curiosità», ha risposto. Per tirare un bilancio, comunque, le opzioni dei giovani hanno favorito la drammaturgia contemporanea e i testi brillanti, spesso due caratteristiche che vanno a braccetto come è stato per Valentina Virando, vincitrice per la sezione femminile, che ha recitato un brano da Arriva la rivoluzione e non ho niente da mettermi di Umberto Simonetta, facendo sfoggio di notevole versatilità interpretativa e doti comiche. Idem Giovanni Arezzo, uno dei segnalati che, ne Il dottor Divago di Stefano Benni, ha dato prova di sensibilità, tenuta di ritmo e capacità di muovere lo spazio. L’altro segnalato, Marco D’Amore si è proposto in Il tabacco fa male di Cechov, esprimendo una gamma di sfumature emotive da interprete consumato. Le altre due segnalate sono state Vincenza Pastore e Silvia Quarantini, entrambe per un brano da Le cognate di Tremblay a conferma il binomio contemporaneo-brillante che si diceva. Mentre Jacopo Maria Bicocchi, premio per la sezione maschile, non ha potuto presenziare per via del saggio di diploma alla Scuola del Teatro Stabile che l’ha preteso in quel di Genova. D’altra parte anche Arturo Cirillo, Premio Hystrio alla regia, rischiava di non farcela a esserci, preso dalle prove del Don Fausto di Antonio Petito in programma al Festival Teatri delle Mura di Padova, primo spettacolo che lo vede esclusivamente regista: ha voluto dedicare il premio ai suoi attori che lo aspettavano per una prova generale a mezzanotte… Il Premio Hystrio-Provincia di Milano, ha sottolineato Massimo Cecconi, vicedirettore centrale del Settore Cultura, evidenzia il valore di una realtà emergente del territorio: a salire sul palco e ricevere la targa dalle sue mani, sono stati Renzo Martinelli e Federica Fracassi del milanese Teatro i, i quali hanno doverosamente elencato i nomi di tutte le persone che tengono in piedi una struttura autogestita appianando le difficoltà con l’entusiasmo.
Quindi, annunciato da un video che lo riprendeva all’opera, è salito sul palco Mimmo Cuticchio, per ricevere il Premio Hystrio-Teatro Festival Mantova consegnatogli da Giovanni Pasetti, presidente della Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, che organizza il festival. L’artista ha ripercorso in poche, commoventi battute le origini della sua vita di puparo: girovago da bambino, nel dopoguerra, con la famiglia che non aveva avuto il cuore di liberarsi delle marionette per fuggire al nord in cerca di fortuna («i pupi non si vendono, sono come i figli»), a oggi in cui la sua arte è riconosciuta dall’Unesco «patrimonio dell’umanità». Il Premio Hystrio-Altre Muse è andato alla compagnia Le Belle Bandiere, fondata da Marco Sgrosso ed Elena Bucci agli inizi degli anni ’90 e da tempo impegnata in un intelligente rilettura dei grandi classici della letteratura teatrale. Sollecitati da Recchia, Sgrosso e la Bucci hanno ricordato Leo de Berardinis, esaltatandone la figura di maestro e regista, per poi citare le riflessioni di Jouvet sul disordine quale spinta alla creatività e alla curiosità. Applauditissima la brava Paola Cortellesi, Premio Hystrio all’interpretazione per lo spettacolo Gli ultimi saranno gli ultimi, che da due stagioni fa meritatamente il pieno in tutti i teatri d’Italia. «Perché il teatro è il linguaggio che conosco meglio e da più tempo», ha puntualizzato, nonostante che il grande successo sia giunto con la radio e la televisione. Infine un ringraziamento a Ugo Ronfani, fondatore della rivista e del Premio Hystrio, prima di un momento di festa tutti insieme, artisti e spettatori, nel cortile del Teatro Litta, dove si è svolta, come di consueto, la manifestazione.