di Diego Vincenti
Novità e conferme per l’edizione del doppio compleanno: i primi dieci anni milanesi del Premio e i venti della nostra rivista. Novità sono state le pre-selezioni decentrate in cinque diverse città grazie alla collaborazione con il Circuito Teatri Possibili, la finale delle pre-selezioni a Pieve Ligure, il Teatro Franco Parenti come nuova sede delle finali milanesi, la mostra Compleanni e il Premio Hystrio-Arte e Salute. L’entusiasmo dei sempre più numerosi giovani partecipanti al concorso e del folto pubblico presente alla serata-spettacolo conclusiva, la professionalità della giuria e la crescente attenzione da parte delle istituzioni confermano invece che il Premio Hystrio avrà ancora una lunga storia da raccontare
Il teatro logora chi non lo fa. Lo dimostra il Premio Hystrio, mosaico d’umanità varia e di passioni. Un 2008 importante per la rivista (che compie vent’anni) e per il Premio, alla decima edizione milanese. Ma oltre le ricorrenze, un’edizione che nel suo piccolo fa storia: per la prima volta nel palmarès dominano i giovani attori non provenienti dalle accademie. Non era mai successo. Una scelta che ha così premiato talenti diversi ed estremamente sfaccettati, spesso dalla personalità forte nonostante le spalle strette, patchwork interpretativo che fugge qualsiasi etichettatura. Ma il risultato spinge alla riflessione le stesse istituzioni formative, che segnano il passo con una realtà in costante mutazione. Anche il resto d’Europa sembra ormai andare in direzioni diverse. Insomma, nel restaurato, bellissimo Teatro Franco Parenti (sede dei tre giorni conclusivi delle audizioni) si è assistito al risveglio della base. Ci sarà tempo per valutarne gli effetti. Intanto si festeggia.
Anche perché il percorso per arrivare al Franco Parenti non è stato facile, specie per gli oltre 150 ragazzi presentatisi alla preselezione del Premio alla Vocazione. Spesso autodidatti (o quasi), hanno cercato l’occasione di guadagnarsi un posto al sole in cinque differenti città italiane: Roma, Genova, Firenze e L’Aquila hanno infatti da quest’anno affiancato la storica sede di Milano, grazie alla neonata collaborazione con il Circuito Teatri Possibili. Dalla finale delle pre-selezioni, svoltasi poi a Pieve Ligure, sono stati ammessi alla selezione finale di Milano undici ragazzi, tra cui Giorgio Borghes e Laura Rossi, vincitori della borsa di studio Teatri Possibili-Comune di Pieve Ligure, altra bella novità dell’edizione 2008 del Premio. Quest’ultimi hanno sorpreso per intensità e freschezza interpretativa, specie nei numeri canori eseguiti anche durante la serata finale di sabato 28 giugno.
In un mare di monologhi
Insieme ai colleghi, provenienti dalle scuole istituzionali, hanno affrontato la tre-giorni conclusiva d’audizioni: 72 finalisti in un mare di monologhi, poesie e canzoni. Una manciata di minuti per far vedere sul serio di che pasta si è fatti. D’altronde, per dividere il palco con Luigi Lo Cascio, Marco Martinelli o Alessandro Bergonzoni bisogna pur dimostrare qualcosa… Ecco allora la sfida iniziare giovedì 26: sveglia all’alba, caffè forte e poi via ad aspettare il proprio turno. Come spesso succede sono stati i testi del Novecento quelli più amati, forse sentiti più vicini per sensibilità e linguaggi. Pochi tuttavia gli azzardi, rarissimi Copi, Pasolini, Koltès, o lo stesso Camus. Un peccato. Due monologhi a testa dunque e un brano musicale (o lirico), per convincere una giuria al solito eterogenea per gusti e provenienza. Alla direttrice di Hystrio Claudia Cannella (anima della manifestazione insieme ad Albarosa Camaldo) si sono quest’anno affiancati Fabrizio Caleffi, Monica Conti, Corrado d’Elia, Lorenzo Loris, Sergio Maifredi, Andrea Paolucci, Gilberto Santini e Lamberto Puggelli, in carica come presidente. Non poche le scelte difficili su cui discutere. Buon segno. E fra minacce di abbandoni per disaccordo e tiratissime votazioni, alla fine si è giunti a una sintesi di giudizio: Premio alla Vocazione a Ivan Alovisio di Moncalieri (tanto fresco di diploma alla Scuola del Piccolo da non poter ritirare il premio perché impegnato nel saggio di fine triennio: un cechoviano colonnello Vierscínin, che è riuscito raggiungerci solo a fine serata) e a Diana D’Angelo di Marsala (Teatro Teatès di Palermo), appena una spanna sopra altri sette giovani interpreti segnalati. Alovisio ha convinto la regia con un Ivanov cechoviano di grande pulizia e modernità, a cui ha aggiunto il difficile monologo di Penteo (da Le Baccanti di Euripide) e L’onda di D’Annunzio. Estremamente contemporanee le scelte di Diana D’Angelo: la borderline Deborah di Una specie di Alaska di Pinter (intensissima, sull’inquietante pulsare di un metronomo), l’altalenante Grazie da Pennac e Ma che freddo fa, Nada from the Sixties. Deliziosamente sull’orlo di una crisi di nervi. Farà sudare i registi.
Tutti in scena per festeggiare
E poi la serata conclusiva. I visi che si rilassano, non più sguardi malsani nel vuoto o frasi ripetute come mantra fra le labbra. Ormai è fatta, vanno solo chiamati parenti e amici. Ci si ritrova alle 21 nel foyer, immersi nella storia del premio e della rivista grazie alla mostra Compleanni a cura di Andrea Messana(con la preziosa collaborazione di Michela Aversa e con foto di Andrea Messana e Serena Serretani -le performance-, Nicole Riefolo, Gianfranco Marini, Francesco Maragucci, Claudio Gobbi –i premiati-). A gestire la scaletta il simpatico Roberto Recchia, habitué che si alterna fra una frizzante cattiveria e un David Letterman senza scrivania. Ci si diverte. Sul palco si inizia con la Compagnia Alma Rosè (Premio Hystrio-Provincia di Milano), nomadi drammaturgici con il loro “Il Giro della Città”, e con l’Accademia della Follia, a inaugurare la prima edizione del Premio Hystrio-Arte e Salute (€ 1.500) per il lavoro con la marginalità e le situazioni di disagio (e nel loro caso nomen omen: sano gusto dada al ritiro della targa, come di consueto realizzata ad hoc da Arteca). È poi il turno della coppia Ferdinando Bruni-Elio De Capitani (per la regia di Angels in America) e di Luigi Lo Cascio (Premio Hystrio all’interpretazione), ovvero cronaca di due premi annunciati. Angels, la cui seconda parte arriverà insieme al nuovo Teatro Puccini (settembre 2009), è stato uno degli spettacoli più belli visti in stagione, ennesima conferma del valore dei due registi; mentre per Lo Cascio, da alcuni anni tornato con frequenza al teatro, era solo questione di trovare un pretesto. E il suo Penteo ne La Caccia ha convinto tutti, specie per la volontà di cercare nuove vie ai classici. Per Lo Cascio, festeggiato in sala anche da Lucilla Morlacchi, è stata pure l’occasione di ritirare, dalle mani del presidente dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro Giuseppe Liotta, il Premio della Critica assegnatogli nel 2006, mentre era impegnato su un set cinematografico. Nella sezione Drammaturgia si è voluto sottolineare lo schivo lavoro (e successo) del milanese Renato Gabrielli, da vent’anni sulle scene con le sue commedie intrise di humor nero. E poi ancora la categoria Altre Muse che ha premiato il Teatro delle Albe per la decennale ricerca sull’Ubu di Jarry, dall’esordio de I polacchi a Ravenna diffusosi come un virus a Chicago, Dakar, Scampia. Necessari. Gran finale di esplosività drammaturgico-lessicale con Alessandro Bergonzoni, premiato in collaborazione con il mantovano “Teatro Arlecchino d’oro-Festival Europeo del teatro di scena e urbano”. Sul palco si ha l’impressione che potrebbe andare avanti ore a ubriacare di parole, logorroica ipnosi via sintassi. Non clonabile. E pensare che, all’Accademia Antoniana di Bologna, al giovane Alessandro fu negato il diploma dopo doppia bocciatura…
Un’edizione dunque che si chiude con il consueto successo di partecipazione e pubblico. Il teatro rimane passione vivissima, magari da tre soldi, ma diffusa come forse non ci si aspetterebbe. Un buon segno. Che però, come già scriveva anni fa Ronfani (padre di Hystrio) crea anche un brivido di preoccupazione. Dove li si mette tutti? Peggio dei laureati in Filosofia. Ai protagonisti e alla società trovare una risposta. E assumersi la responsabilità di non sprecare l’ennesima generazione di talenti. C’è da applaudirli, non tarpar loro le ali. Alimentando unanouvelle vague teatrale dai tratti forse ancora (im)precisi ma dalla voce fortissima. Per il momento, a denti stretti, si resiste.
Hystrio/Teatri Possibili
Pre-selezioni: 5 strade per arrivare a Pieve Ligure
di Fabrizio S. Caleffi
Tutti i Teatri Possibili hanno bisogno di nuovi attori. Il Circuito Teatri Possibilicollabora da questa edizione del decennale al nostro Premio, pre-selezionando i candidati in alcune delle sue sedi in giro per l’Italia: Milano, Roma, Firenze,Genova e L’aquila. Una “prima volta” che lascia ben sperare per il futuro, impeccabile nell’organizzazione grazie a un tandem efficacissimo tra la redazione di Hystrio e i direttori delle cinque sedi con i loro staff, nell’ordine: Corrado d’Elia, Tenerezza Fattore, Laura Croce, Sergio Maifredi e Manuele Morgese. Degli oltre 150 candidati ne sono poi rimasti 23 per la finale delle pre-selezioni, di scena il 6 e 7 giugno a Pieve Ligure. È infatti in Liguria che i prescelti della Nazionale candidati si sono misurati, concorrendo a un Premio di Tappa: in palio l’ammissione alla finalissima di Milano, dove hanno accesso diretto solo coloro che provengono dalle scuole di teatro riconosciute a livello nazionale, e la borsa di studio Teatri Possibili-Comune di Pieve Ligure (€ 1.500). Sotto un cielo brizzolato, dalla fitzgeraldiana Nervi salgono a Pieve Alta i giurati milanesi colà ospitati.
E incontrano i nervi tesi dei giovani che truccano da gita scolastica la tensione delle loro aspirazioni. Il bel teatrino di Pieve s’affaccia sullo struggente panorama del Levante: l’orizzonte sembra la linea del traguardo, la linea d’ombra della maturità interpretativa, la linea di confine del successo. Il mare si fa schermo d’argento su cui si proiettano illusioni e ambizioni. La premiazione si svolgerà come una microcerimonia degli Oscar in questa Hollywoodland in miniatura. Cominciano le prove. Ragazze e ragazzi monologano, cantano, recitano, sorridono: molti finiscono distesi sul pavimento (rituale “appoggio” scenico degli inesperti) a farsi piste su piste di polvere del palcoscenico. Noi giurati valutiamo, nello stesso tempo ammorbiditi e galvanizzati dall’ottima cucina locale. Con lo stesso gusto con cui abbiamo divorato scampi crudi, appena passati a miglior vita per il piacere del nostro palato gourmand, sezioniamo prestazioni, assaporando morbido talento sgusciato dalla freschezza dei concorrenti, irrorarti dal limone della nostra acidula, ma sempre benevola severità.
I risultati li conoscete, i nomi dei vincitori e dei promossi alle finali milanesi li avete letti sopra. Ma, se repetita iuvant, eccoli ancora: Giorgio Borghes, Diana D’Angelo, Lucia Di Pace, Andrea Gambuzza, Esther Grigoli, Gemma La Cecilia, Dario Leone, Camilla Maffezzoli, Flor Robert, Rosa Rongone e Laura Rossi, quest’ultima, insieme a Borghes, vincitrice ex aequo della borsa di studio Teatri Possibili-Comune di Pieve Ligure. Va commentato che dal vivace confronto delle nostre individualità è emerso un ventaglio di potenzialità diversamente orientate. Sono emersi i migliori tra i migliori, essendo assenti gli improponibili. Ai festeggiamenti finali, con le cordialissime Autorità (il sindaco Adolfo Olcese, il vicesindaco Claudio Culeddu e l’assessore alla cultura e servizi scolastici Sandra Gatti), presenzia, testimonial augurale, la fashion fascinosissima Alice Arcuri, già vincitrice del Premio Hystrio alla Vocazione. Evviva!
la mostra
Andrea Messana: riti di passaggio
La nostra rivista compie vent’anni, il Premio alla Vocazione dieci. Hystrio è venti volte giovane, è venti volte x 10 ringiovanita. L’allestimento della mostra nel foyer del Teatro Franco Parenti è di Andrea Messana, giovane fotografo, giovane teatrante. Chi qui lo presenta è abbastanza giovane da aver partecipato alla fondazione della rivista e a tutte le edizioni del premio e da aver assistito all’apertura del Teatro Franco Parenti, che, presente il Grande Franco, si chiamava Salone Pier Lombardo. Messana, fiorentino dalle origini familiari poli-mediterranee, usa la fotografia come passaporto per la scena. I suoi scatti sono proiezioni del suo essere “nel” teatro: il suo punto di vista è quello dell’attore. E i suoi maestri? I Lelli Masotti! Con Roberto, ho visitato New York dal punto di vista di un jazzman: Roberto è unsessionman che, con Silvia, ha catturato la musica, la lirica. Tutto questo per comunicarvi il mood di una mostra di copertine e di una personale di fotografia: la giovinezza teatrale è medicea, si fugge tuttavia e, tuttavia, si conserva intatta nell’attimo fuggente. Andrea Messana ha una formazione che attinge all’architettura, alla letteratura, alla musica e un passato da mimo nel teatro d’opera. E un futuro sul palcoscenico, come regista-impaginatore e, chissà, come interprete. Tutto questo è in linea con lo spirito di Hystrio, creato fin dalla testata da Ugo Ronfani all’insegna (con licenza poetica in forma di y regalataci da Mario Luzi) dell’archetipico histrio e continuamente rinnovato da Claudia Cannella e dalla sua band dentro il teatro come atto creativo per sua natura effimero e per sua vocazione eterno. Festeggiamo così le multiformi vocazioni di ragazze e ragazzi che, anno dopo anno, si propongono di “fare teatro”. Perchè come Andrea, il post-Buscarino della fotografia teatrale, trovino la loro più felice collocazione. Il teatro è il rito di passaggio della civiltà: la società civile si giova del passaggio di pubblico e interpreti sotto la tenda del gran circo dello spettacolo dal vivo. Il teatro è per gente viva. Andrea Messana fotografa still lifesdell’interpretazione della vita. Fabrizio S. Caleffi
Il Premio Hystrio deve la sua lunga vita anche, se non soprattutto, all’attenzione delle istituzioni, pubbliche e private: al Consiglio Regionale della Lombardia, alla Provincia di Milano, al Comune di Milano-Settore Cultura e allaFondazione Cariplo. A loro va la nostra gratitudine e il nostro grazie, davvero di cuore!