Il Premio Hystrio ha fatto tredici
di Roberto Rizzente
E sono tredici. Tredici anni dacché il Premio, inventato da Ugo Ronfani nel 1989, si è trasferito a Milano. Un numero importante, diciamocelo pure. dCi si vince il totocalcio, con quel numero. Non è il nostro caso, ma un traguardo lo abbiamo tagliato, eccome. Perché il Premio Hystrio, da quest’anno, grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, andato ad aggiungersi ai nostri partner istituzionali (Comune, Provincia e Consiglio Regionale della Lombardia), si è espanso. È levitato, letteralmente, mutando abiti, faccia, appeal. Tutto, fuorché lo spirito. La mission, come si direbbe nello slang aziendale: la scoperta e la tutela dei giovani artisti del domani. Tante le novità. I concorsi per i giovani sono diventati 3: ai 2 già esistenti (Premio Hystrio alla Vocazione per attori under 30 e Premio Hystrio-Occhi di Scena per fotografi under 35) si è aggiunto infatti il nuovo Premio Hystrio- Scritture di Scena_35, destinato a drammaturghi under 35. Le categorie del Premio Hystrio per artisti già affermati della scena italiana e internazionale si sono arricchite quest’anno del Premio Hystrio-Teatro a Corte, nato dalla sinergia con la Fondazione Teatro Piemonte Europa e dedicato ai linguaggi del corpo. Le serate del Premio hanno fatto tris: La cerimonia finale delle premiazioni è stata infatti preceduta da altri due appuntamenti: il primo dedicato all’ospitalità di uno spettacolo legato a uno degli artisti già affermati premiati dalla rivista (Cleopatràs di Giovanni Testori, con una strepitosa Arianna Scommegna) e il secondo alla lettura scenica del testo vincitore del Premio Hystrio-Scritture di scena_35. Inoltre, nel corso della prima e della seconda giornata del Premio, sono stati organizzati due incontri a tema teatrale e allestita la mostra fotografica dei finalisti del Premio Hystrio-Occhi di Scena, realizzato in collaborazione con il Centro per la fotografia dello spettacolo di San Miniato e IED Milano. Vocazione: largo ai giovanissimi Ci sono molti Premi che con i giovani si sono sporcati le mani. Il Premio Hystrio alla Vocazione si è distinto per la passione con cui ha scelto di investire su uno, in particolare, degli elementi che fanno la scena. Il più importante, forse: l’attore. E l’ha fatto rischiando, investendo sul talento, senza dottrine, barriere o geografie di sorta. Prendendo, sicuramente, delle cantonate, ma sempre col gusto della scoperta, della scommessa. Senza precludere la strada agli aspiranti attori che, per mancanza di coraggio, la troppo giovane età, problemi economici o semplicemente la sfortuna, non si sono diplomati alle scuole di teatro istituzionali. L’ultima, in ordine di tempo, delle scommesse è il ventenne bresciano Gian Marco Pellecchia, in forza al Teatro Verga di Milano. Un talento puro, non contaminato dal concorso delle scuole, lucido, diretto, nell’interpretazione di un pezzo difficile e inflazionato come il primo monologo dell’Amleto. Ma ne potremmo citare altri: Gabriele Vincenzo Casale, ad esempio, come Pellecchia uscito dalle preselezioni, svoltesi al Teatro Argot di Roma, al Teatro Ringhiera e la semifinale al Teatro i di Milano tra fine maggio e inizio giugno. Per non parlare, poi, degli attori diplomati nelle Accademie e le Scuole degli Stabili. Ce ne erano di bravissimi, quest’anno, tanto che la giuria, composta da Marco Bernardi, Ferdinando Bruni, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Monica Conti, Jurij Ferrini, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Lamberto Puggelli, Andrée Ruth Shammah e Serena Sinigaglia, ha faticato non poco per mettere in fila i nomi dei tredici finalisti (di nuovo, il numero tredici!): Michele Altamura, Luca Avagliano, Carolina Cametti, Gabriele Vincenzo Casale, Jacopo Fracasso, Elisabetta Mandalari, Giselle Martino, Gian Marco Pellecchia, Silvia Pernarella, Federica Rosellini, Valentina Ruggeri, Giuliano Scarpinato e Cecilia Zingaro. Come non ricordare, allora, la vincitrice, Federica Rosellini, neodiplomata al Piccolo, intensa e matura quanto basta per tratteggiare una Emma a tutto campo, nel difficile Dettagli di Norén. O Carolina Cametti, Jacopo Fracasso, Elisabetta Mandalari, Giselle Martino e Giuliano Scarpinato, meritoriamente segnalati dalla giuria. Personalità forti, brillanti, inossidabili, capaci di passare con sufficiente disinvoltura da un ruolo all’altro e di sostenere, vincitori e segnalati, il confronto col pubblico, proponendo estratti delle rispettive audizioni durante la serata delle premiazioni, che il 25 giugno ha chiuso la manifestazione nella gremita Sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini. Fotografi e drammaturghi under 35 Non di soli attori vive il teatro, ad ogni modo. C’è dell’altro. I fotografi di scena, ad esempio. Poco considerati, in genere, ma fondamentali per dare visibilità a uno spettacolo e alimentarne la memoria. È ormai da tre anni che Hystrio affianca al Premio alla Vocazione il Premio Hystrio-Occhi di scena, in collaborazione col Centro per la Fotografia dello spettacolo di San Miniato. Ma il vento di novità è arrivato anche qua. Così, il Premio ha trovato quest’anno un nuovo prestigioso partner: l’Istituto Europeo di Design di Milano, che offrirà al vincitore la partecipazione gratuita al Corso di Formazione Avanzata di Fotografia organizzato presso IED Milano da febbraio a novembre 2012, oltre alla pubblicazione e all’esposizione del suo lavoro sulla rivista Hystrio e nell’ambito del Festival Occhi di Scena a San Miniato (ottobre 2011); alla seconda classificata sarà invece offerto un portfolio di stampe fine art offerto da Spazio 81 di Milano. Tra i cinque finalisti – Laura Ferrari, Giorgio Gori, Valerio Iacobini, Marco Pezzati e Mauro Santucci – la giuria (composta da Massimo Agus, Fabrizio Arcuri, Rossella Bertolazzi, Maurizio Buscarino, Claudia Cannella, Cosimo Chiarelli, Marco Giorgetti, Silvia Lelli, Andrea Messana) ha scelto Giorgio Gori e Laura Ferrari, rispettivamente, primo e secondo classificato dell’edizione 2011, dando una possibilità in più per perfezionare le abilità e far conoscere il proprio valore, fuori dal circuito ristretto degli addetti ai lavori. Un’altra, tuttavia, è la novità di maggior rilievo dell’edizione 2011: il Premio Hystrio-Scritture di Scena_35, dedicato a drammaturghi under 35. L’idea, a dire la verità, era nell’aria da tempo. Ma è soprattutto grazie al contributo della Cariplo che il progetto ha potuto prendere quota, via via fino al traguardo finale. E il risultato, inutile nasconderlo, ha superato le aspettative: 73 i testi iscritti. Tutti arrivati all’ultimo giorno, ovviamente, tanto per rispettare la tradizione. I generi praticati sono quelli noti. Quasi del tutto assente il dialetto. Molti i monologhi. Scarsa, in generale, l’attenzione alla drammaturgia performativa. Né sono mancati i riferimenti ai maestri: Beckett, Testori, ma soprattutto Pinter. La sua scrittura asciutta, l’impegno politico, sono stati motivi dominanti in molti lavori. Più, certamente, delle ansie generazionali e delle crisi identitarie dei trentenni, che sono state inspiegabilmente accantonate. Dei testi su cui noi della giuria (oltre al Presidente Marco Martinelli, i collaboratori e la redazione di Hystrio: Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Giorgio Finamore, Renato Gabrielli, Roberto Rizzente, Diego Vincenti) abbiamo scommesso (e potremmo qui citare le menzioni d’onore a Somari di Francesca Cavallo; Un altro Amleto di Magdalena Barile), Babele di Ana Cândida de Carvalho Carneiro è certamente il più ricco, almeno dal punto di vista dei contenuti. Se è vero che molto teatro, oggi, pare aver imboccato la strada dell’immagine tout court – bella, esteticamente, ma povera di sviluppo – Babele è andato controcorrente, riscoprendo il gusto di raccontare una storia. Senza, per questo, scadere nel teatro di narrazione. Se ne è reso conto, il pubblico, alla lettura scenica del 24 giugno, sempre all’Elfo Puccini. Grazie anche alla regia di Sabrina Sinatti e a un solido gruppo di attori (Donatella Bartoli, Michelangelo Dalisi, Filippo Gessi, Matilde Facheris, Edoardo Ribatto), il testo, che prossimamente sarà pubblicato sulla nostra rivista, ha tenuto botta, reggendo la prova del palcoscenico e facendo ben sperare in un felice prosieguo della sua vita scenica e dello stesso Premio, ultimo nato in casa Hystrio. Uno sguardo intergenerazionale E veniamo, per chiudere, ai maestri e, più in generale, a quel passaggio di testimone tra generazioni su cui da sempre si è fondata la sezione “senior” del Premio, che assegna ad artisti già affermati della scena italiana e internazionale riconoscimenti nelle categorie: interpretazione, regia, drammaturgia, altre muse, e in gemellaggio con i festival Castel dei Mondi di Andria (per una giovane compagnia emergente) e Teatro a Corte di Torino (per i linguaggi del corpo), ma anche con la Provincia di Milano per realtà o artisti che operano sul territorio. Hystrio ha sempre creduto al dialogo intergenerazionale e ha rilanciato il tema, in tre tappe: due incontri e la consegna dei premi di cui sopra alla serata conclusiva del Premio. Il primo appuntamento, meno scontato, è stato dedicato a Pier Luigi Pizzi. Un nome impegnativo. Distante, all’apparenza, da tutto ciò che fa la fortuna del teatro di ricerca contemporaneo: luce, suono, tecnologia, performance. Eppure attento a rimettersi in discussione, battendosi contro la sovrabbondanza scenica e chiamando al suo fianco, di quando in quando, gli studenti dell’Università. Come ha dimostrato Pierfrancesco Giannangeli, autore del volume La creazione impaziente. Pier Luigi Pizzi e il teatro di prosa, edito da Titivillus, e protagonista dell’incontro del 23 giugno moderato da Fabrizio Caleffi. Dedicato al Festival Inequilibrio di Castiglioncello è stato invece il secondo incontro, il 24 alla Sala Bausch dell’Elfo. Andrea Nanni, neodirettore della rassegna toscana, non ha tradito le aspettative. In un solo anno di attività ha dimostrato di saper gestire con oculatezza l’impegnativa eredità del suo predecessore e fondatore del festival Massimo Paganelli, proseguendo nella politica di valorizzazione dei giovani – tra i primi, a Castiglioncello, a realizzare forme di residenza – e allargando, al contempo, lo sguardo sul teatro-ragazzi e il territorio. Tanto da confezionare un programma ricco, come non mai, di scommesse per il festival in programma dall’1 al 10 luglio. Qualche esempio: Lucia Calamaro, Francesca Pennini. Last but non least sono, come ogni anno, gli artisti già affermati, scelti dalla redazione e dai collaboratori fissi della nostra rivista e premiati nel corso della cerimonia che chiude la manifestazione, per il 2011 presentata, alla Sala Fassbinder dell’Elfo, da Mario Perrotta, alla quale sono intervenuti anche Antonio Calbi, in rappresentanza dell’Assessorato alla Cultura del Comune, e Umberto Novo Maerna, assessore alla Cultura della Provincia. Solidi professionisti e di eccellente talento sono sfilati sulla scena a ritirare le meritatissime targhe, da anni appositamente realizzate per noi da Arteca: Arianna Scommegna (interpretazione), Fabrizio Arcuri (regia), Mariangela Gualtieri (drammaturgia), Teatrino Giullare (Altre Muse). Con qualche conferma (il Premio Castel dei Mondi, andato a Fibre Parallele), un “anomalo” ma doveroso premio alla memoria (Hystrio-Provincia di Milano, a Franco Quadri e Sisto Dalla Palma), e una new entry (il Premio Hystrio-Teatro a Corte, andato alla nipote di Charlie Chaplin, Aurélia Thierrée). Segno che il Premio tiene il passo coi tempi, rinnovando, quando necessario, la propria strategia, ma sempre allargando lo sguardo al meglio che il teatro produce, con generosità e abnegazione, in un cortocircuito straordinariamente fecondo di idee, visioni, progetti.