Premio Hystrio alla Vocazione a Marta Bettuolo e Valentina Picello
Premio Hystrio alla Vocazione, Sezione Femminile, di 1550 euro, viene attribuito ex aequo a Marta Bettuolo, nata e residente a Padova, diplomatasi presso lo Stabile di Genova, e Valentina Picello, nata a Bari e residente a Casale Monferrato, diplomatasi alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano.Interpretando su toni conversativi di buona comunicativa il monologo di Helen da Decadenze di Berkoff, poi con arguzia un brano da Lapin Lapin della Serreau, infine intonando con bella tessitura vocale, efficaci gravi, una canzone di Fossati, la Bettuolo si è proposta come attrice ricca di timbri di voce, gestualità, presenza scenica. Valentina Picello, che ha 23 anni, ha affrontato con tensione e abbandono ben dosati, e vivace corporalità, in contrasto con l’acerba grazia, l’intenso monologo della donna, IV episodio, da Orgia di Pasolini; ha avuto slanci trascinanti in “Correte veloci, cavalli” dal Romeo e Giulietta e ha dato personalissime intonazioni a una canzone di Mina.
Premio Hystrio alla Vocazione, Sezione Maschile a Ugo Giacomazzi
Premio Hystrio alla Vocazione, Sezione Maschile, di 1550 euro, a Ugo Giacomazzi, nato a Erice, residente a Trapani, diplomato alla Scuola del Piccolo di Milano. Interprete prima, con volute inflessioni vernacolari a indicare nel personaggio un emarginato, di un brano da La notte prima della foresta di Koltés, poi rendendo con frenesia surreale il monologo di Mab di Mercuzio dal Romeo e Giulietta, infine con una canzone-omaggio, ha mostrato in tutte le prove intelligenza interpretativa e ispirata adesione ai brani prescelti.
Segnalati Ulisse Lendaro e Andrea Perdicca
Ulisse Lendaro, proveniente da Vicenza, che ha frequentato la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha reso con appropriate progressioni ritmiche l’Edmund del Re Lear, recitato con vibrazioni nevrotiche un brano di un narratore contemporaneo e portato Baudelaire in un francese ineccepibile. Andrea Perdicca, da Macerata, che si è diplomato alla scuola dello Stabile di Genova, ha impostato solidamente, con buona dizione, passando da toni ragionati ad accenti più esagitati, brani da Lutero di Osborne, dal Cyrano di Rostand e dai Belli della Creazione del Mondo.
Borsa di Studio Gianni Agus a Lino Musella
Borsa di Studio Gianni Agus, di 1550 euro, giunta alla sua nona edizione e istituita dai famigliari in ricordo del grande attore, a Lino Musella, di 23 anni, nato e residente a Napoli, formatosi alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, per aver reso in napoletano, con buona dizione e gestualità tanto sobria quanto efficace, un brano di non facile resa, della Cantata dei pastori di Viviani e per il successivo, solido accesso sia al Cyrano di Rostand sia, in tono più dimesso, a un monologo di Pavese.
Premio Hystrio all’Interpretazione a Lucilla Morlacchi
Milanese, fiera della sua estrazione popolare, formatasi all’Accademia dei Filodrammatici, per la cui carriera fu determinante l’incontro con un grande autore, Testori, e un famoso regista, Visconti, che nel 1960 la volle nell’Arialda e successivamente ne Il giardino dei Ciliegi – Lucilla Morlacchi in queste ultime stagioni di prosa ci ha dato alcune interpretazioni assolutamente esemplari: da una vibrante Winnie in Giorni felici di Beckett alla figura gelida e complessa della madre in Madame De Sade di Mishima, al personaggio tormentato della cognata di John Gabriel Borkman nell’omonimo dramma di Ibsen, in questi due allestimenti diretta da Massimo Castri, che nel 1989 le aveva affidato la parte di Solange neLe serve di Genet. Per questo ruolo Lucilla Morlacchi aveva ricevuto nel 1990 il Premio Duse che coronava una carriera trentennale, caratterizzata dal maturare di una ferma personalità e di una professionalità in continuo divenire. Fondamentali erano stai infatti, dopo l’esordio con Visconti, il periodo allo stabile di Genova negli anni ‘60 e ’70 sotto la guida di Luigi Squarzina; l’incontro nel ’76 con Ronconi nell’Anitra Selvatica di Ibsen, e subito dopo, dagli anni ’80, il lungo sodalizio al Teatro Pierlombardo con Franco Parenti, a fianco del quale fu indimenticata interprete di Eschilo e Moliére, nonché insostituibile promotrice della “rivoluzione teatrale” di Giovanni Testori. Il Premio Hystrio vuole rendere omaggio alla nuova giovinezza di Lucilla Morlacchi, e rappresentare altresì un richiamo forte a quetsa società teatrale troppo spesso dalla memoria corta, affichè senta il dovere di continuare ad offrire all’ammirazione e all’affetto del pubblico una grande attrice che è e deve restare patrimonio prezioso per tutto il teatro italiano.
Premio Hystrio alla Regia a Toni Servillo
La giuria del Premio Hystrio ha scelto di attribuire quest’anno il riconoscimento per la regia a un uomo di tetaro conosciuto e stimato come regista e interprete dei suoi allestimenti, che dagli esordi molto si alimentarono dell’ humus prezioso della scuola napoletana, rinnovato a contatto con forme anche avanzate della sperimentazione. Dalla doppia esperienza di attore e regista, nonché di operatore culturale ( nel 1986 è tra i fondatori, con Mario Martone, della compagnia Teatri Uniti di Napoli), Toni Servillo – del quale si evidenzia qui, appunto, il percorso registico in progress – ha tratto risultanze originali e vitali. È preminente, nel suo lavoro di regia, non il gusto dello stravolgimento, ma la preoccupazione di animare sulla scena, in spirito di servizio, tutti gli apporti che costituiscono nell’insieme la specificità di un genere composito come il teatro, dalla scrittura all’interpretazione alle atmosfere scenografiche. Lo scavo nel tessuto poetico della lingua napoletana lo accostò da un lato ad autori emergenti – come Enzo Moscato, di cui allestì a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta Partitura e Rasoi – e dall’altro lo indusse a riprendere nell’89, come attore, con Ha da passa’ a nuttata, la frequentazione del tetaro del maggiore dei De Filippo, proponendo poi con Zingari, nel ’93, il pathos napoletano di Raffaele Viviani. Merita anche particolare attenzione, nel lavoro di questo regista- attore, la trilogia francese cominciata con il misantropo di Molière, proseguita con il Marivaux delle False confidenze e conclusa con un Tartufo denso di umori satirici. Con il recenteSabato, domenica e lunedì – prodotto dallo Stabile dell’Umbria e da Tetari Uniti di Napoli – ha confermato una volta di più, come regista oltre che come interprete, la capacità di realizzare quell’armonia compositiva di cui si diceva.
Premio Hystrio alla Drammaturgia a Laura Curino
Laura Curino, nata e cresciuta nella periferia torinese, è stata dapprima attrice e fondatrice della compagnia del Laboratorio Teatro Settimo, partecipando alle messinscene più significative del gruppo come Elementi di struttura del sentimento, La storia di Romeo e Giulietta, Trilogia della villeggiatura, e poi anche autrice- attrice di spettacoli la cui cifra dominante è la memoria, personale e generazionale, ma anche quella di luoghi che eventi e personaggi hanno modificato in profondità. Se il nucleo di Passione ( 1992) è la narrazione dell’irrimediabile innescarsi dell’amore per il teatro che, in qualche modo, “ salvò” la stessa Curino dalla monotonia alienante della periferia; in Olivetti (1998) la vera protagonista è Ivrea, cui Camillo prima e Adriano poi seppero donare una nuova e più ricca identità. Lo spunto è sempre biografico anche nell’ultimo lavoro, L’età dell’oro (2002), ma abilmente Laura Curino sa estrarre dal particolare minuto, dalla vicneda apparentemente solo personale, quel significato universale che riesce a coinvolgere ed emozionare lo spettatore. La perfetta conoscenza di tempi e modi del palcoscenico le permette di evitare monotomia ed eccessiva letterarietà, trovando sempre il giusto ritmo per lo spettacolo. Il Premio Hystrio alla drammaturgia, che prevede anche la pubblicazione di un suo testo sull’omonima rivista, le viene assegnato proprio come riconoscimento a un modo di “fare teatro” che sul palcoscenico ha la sua origine e la sua prima destinazione e che all’autoreferenzialità intimista ha preferito il rischio della memoria e dell’impegno.
Premio Hystrio Altre Muse al Teatro del Carretto
Vent’anni orsono l’incontro tra la regista Maria Grazia Cipriani e lo scenografo Graziano Gregori diede vita al Teatro del Carretto, uno dei sodalizi creativi più originali e fecondi del nostro teatro. Un percorso nato sulla linea della confusione tra meraviglioso e reale, che produsse nel 1983 Biancaneve all’insegna della crudeltà primitiva della fiaba e dello snudamento viscerale della scena. Lo spettacolo scoprì al mondo teatrale il talento dei suoi creatori, la scrittura spontanea e asciutta, l’artigianalità della cartapesta e del legno. Il Carretto affiancava alla pari l’attore e il pupazzo, azzerando il livello prospettico del grande e del piccolo. La macchina delle meraviglie tornava nel successivo Romeo e Giulietta, mentre l’idea di essere spettatori di drammi e commedie umanissime e vicine, come nei cunti popolari della tradizione orale, si esaltava successivamente con Iliade, rituale e barbarico, che prelude all’esplosione visionaria del Sogno di una notte di mezza estate. La strada di contaminazione drammatica di forme, suoni, colori, dell’umano col bestiale e del reale con l’artificioso, conosce un significativo approdo nella Metamorfosi di Kafka. Ormai realtà matura e consapevole del tetaro di ricerca internazionale, il Carretto, dopo le Troiane di Euripide, viaggia per anni in tutto il mondo col suo repertorio, facendo attendere fino al 2000 il suo Bella e la Bestia, ideale ritorno alle origini della fiaba e della metamorfosi e, quindi, il 2002 per l’ultimo Odissea, luogo d’incastro tra la ragione artigiana e il meraviglioso mitologico e favolistico. Al teatro del Carretto per la sua coraggiosa e vittoriosa ricerca dei territori di confine tra il viaggio interiore, il sogno e il concreto lavoro teatrale, va il Premio Hystrio Altre Muse 2003.
Premio Hystrio – Provincia di Milano a La Stravaganza
Attiva da quindici anni, ma istituzionalizzata solo nel 1996, La Stravaganza-Organizzazione musicoterapeutica di volontariato onlus, guidata dallo psichiatra-musicista Denis Gaita, lavora con pazienti pscichiatrici gravi, portatori di handicap ed emarginati sociali. La sua attività consiste nell’utilizzare la musica e il teatro come strumenti per ritrovare un’armonia nell’uso di spazi e ritmi interiori devastati dal disagio psichico, imparando a sintonizzare il metro personale con quello degli altri. Con un metodo di lavoro basato su libere improvvisazioni, che rielaborano alcuni capisaldi del melodramma, La stravaganza ha realizzato in questi ultimi sette anni quattro spettacoli interamente scritti, allestiti e cantati da portatori di disagio psichico, volontari e operatori. I loro titoli sono emblematici:Una noche poco fa. Melodramma giocoso ma non troppo per petunie e schiacciavoci, su musiche di Rossini, l’Aida da tre soldi. Opera punk laida ma non troppo per etiopi metropolitani, sgraziati faraonici e grazie piramidali, su musiche di Verdi, Walzer e Tabù. La molto incredibile e poco psichica storia delgiro di danza tra il dr. Frankestein e il prof. Freud, su musiche di Strauss, e La Norma Traviata. Un musical delirante su musiche di Bellini e Verdi. L’efficacia clinica del loro lavoro è ormai un dato di fatto: in pochi anni i tempi di ricovero e le dosi di farmaci si sono dimezzati. Alla Stravaganza viene assegnato il Premio Hystrio – Provincia di Milano, destinato ad una realtà operante sul territorio, per la preziosa attività di diggusione della musicoterapia come presagi di riabilitazione dla disagio psichico e psicofisico, per abbattere quelle barriere architettoniche dell’anima con cui troppo spesso dividiamo arbitrariamente il mondo in “normali” e “diversi”.