Premio Hystrio-Arlecchino d’oro a ANTONIO ALBANESE
Un Premio dovuto, meritatissimo quello che viene consegnato ad Antonio Albanese. È Albanese infatti personaggio singolarissimo e straordinario della nostra scena di prosa nonché del nostro cinema che, nel corso degli anni, dopo il diploma conseguito presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” nel 1991, ed esperienze teatrali le più varie e l’incrocio anche con autori classici (Cechov, Camus, Brecht, Valle Inclan), ha saputo imporsi non solo come attore dotato di una mimica tutta particolare e dalla maschera surreale, ma anche come autore capace di reinventare la vita quotidiana attualizzando nel segno dell’espressione comunicativa le deformazioni individuali e sociali della contemporaneità.
Ne sono prova la galleria di bizzarri e incisivi personaggi che da una decina d’anni, disegnati con tocchi di un grottesco impagabile e vicino, si direbbe, alla matita di Grosz, con i loro tic e le loro manie, le loro frustrazioni e viltà, ma anche la loro becera arroganza, ritornano puntuali nei suoi lavori. Lavori dove sotto il sarcasmo si rivela la denuncia amara di una società che ha smarrito i suoi valori etici ed ideologici. Lavori che, proprio per la pungente satira che contengono, incontrano un larghissimo favore del pubblico. Prova ne è l’ultima sua discesa in campo con Psicoparty, spettacolo che riflette il disagio della nostra epoca e che, andando incontro a “esauriti” dovunque è stato rappresentato, la critica non ha potuto fare a meno di segnalare come uno dei più interessanti di quest¹ultima stagione. Il Premio Hystrio-Arlecchino d’oro, nato da un recente gemellaggio con il festival mantovano “Teatro-Arlecchino d’oro. Festival europeo del teatro di scena e urbano”, intende riconoscere lo straordinario percorso e l’inedito linguaggio scenico di questo artista, diventato una delle realtà più sorprendenti e originali della nostra scena.
Premio Hystrio alla regia a CÉSAR BRIE
César Brie da più di trent’anni inventa un teatro poetico e politico. Attore-autore prima nella Milano dei centri sociali degli anni Settanta, poi con il Gruppo Farfa e con l’Odin Teatret, diventa anche direttore di attori quando fonda nel 1991 il Teatro de los Andes. Da allora, ritorna periodicamente dalla Bolivia in Europa e in Italia con spettacoli di grande rigore e di grande forza comunicativa, nei quali l’indagine della violenza, della corruzione del potere e dello sfruttamento viene sviluppata senza mai rinunciare a una visione intima, personale, affettiva, capace anche di divertire. Negli ultimi due spettacoli, luminoso pretesto per assegnargli quest’anno il Premio Hystrio alla regia, affonda lo sguardo in mondi apparentemente lontani. In Fragile sono i sogni, le speranze, i dolori dell’adolescenza a riempire il palcoscenico; gli ottimi attori, diretti in modo leggero
e impeccabile, evocano sentimenti e paure comuni con trattenuto dolore e con comicità sottile, usando la voce in tutte le sue gamme e il corpo come un agile, mobile strumento musicale. In Otra vez Marcelo è lo stesso Brie, con la compagnaMia Fabbri, a raccontare la storia di un uomo politico boliviano, Marcelo Quiroga Santa Cruz, fatto scomparire nel 1980 dal regime del generale Banzer. La denuncia torna continuamente agli affetti, ai dubbi umani e ai sogni delle persone che vissero quei fatti; la storia è ripercorsa nella memoria di una moglie che non si è mai rassegnata alla perdita dell’uomo amato; i sentimenti e le idee diventano azioni fisiche semplici e sorprendenti che sintetizzano tempi e spazi con efficace concisione e con pennellate sottili, concertate da una regia capace di coinvolgere e commuovere.
Premio Hystrio Altre Muse al FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI
Il 10 luglio 1996 iniziava l’avventura del Festival delle Colline Torinesi, evento capace di ripensarsi edizione dopo edizione, cosciente della propria insostituibile unicità nel sonnolento panorama teatrale piemontese. Nella settecentesca Villa Bria di Gassino Torinese, Galatea Ranzi e Mira Andriolo furono le protagoniste diDall’immagine tesa, un recital dedicato a Clemente Rebora e un appuntamento che già sintetizzava alcune peculiarità del festival. I luoghi: parchi di sontuose residenze sparse nelle colline che circondano Torino, ma anche l¹Istituto di Anatomia dell’Università, gallerie d’arte ovvero musei. I testi: una dichiarata predilezione per la drammaturgia contemporanea che, tuttavia, non nega il debito nei confronti della letteratura, in primo luogo novecentesca, da Joyce a Gadda, da Calvino a Pasolini. I protagonisti: i grandi interpreti della scena italiana da Marisa Fabbri, che fu appassionata madrina del festival, a Franca Nuti, da Umberto Orsini a Massimo Popolizio ma anche le realtà del teatro di ricerca, quali Teatrino Candestino, Motus, Fanny & Alexander, e artisti stranieri, dalla “star” Valère Novarina all’iraniano Amir Reza Koohestani. Il Festival delle Colline Torinesi, diretto da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, riceve il Premio Hystrio Altre Muse per come ha saputo e sa essere un curioso, entusiasta caleidoscopio del teatro italiano ed europeo, offrendo cartelloni apparentemente eterogenei ma, in realtà, percorsi dal desiderio di esplorare la vitale molteplicità della scena contemporanea. Tra i membri fondatori dell’IRIS (Associazione sud-europea per la creazione contemporanea), il Festival ha scelto di non essere soltanto una vetrina, bensì occasione di inediti incontri artistici e di produzioni non ortodosse, affrancando in questo modo Torino dalla periferia teatrale italiana.
Premio Hystrio alla drammaturgia a VITTORIO FRANCESCHI
Per Vittorio Franceschi la scrittura drammatica deve affrontare le grandi questioni dell’uomo, senza mai rinunciare a far sorridere, a sbozzare ritratti di uomini e donne veri, vicini. L’attore bolognese ha iniziato a scrivere giovanissimo per il cabaret impegnato della Milano degli anni Sessanta, realizzando poi testi sempre più articolati, spesso ritratti di emarginati come Scacco pazzo o Jack lo sventratore, portati in scena da Alessandro Haber. Ha seguito una propria originale ispirazione, stralunata, quotidiana, “zavattiniana”, inventando uomini soli, sospesi tra il sogno, il desiderio, il rimpianto, la regressione all¹infanzia e perfino l¹ebetudine per sfuggire dalla violenza del mondo. Ma nei suoi testi il dolore non è mai disperazione e mai si rinuncia a cercare l¹umana solidarietà, il sorriso, una qualche ancora di salvezza. Nell’ultimo copione, Il sorriso di Daphne, vincitore del Premio Enrico Maria Salerno, portato in scena nel 2005 dall’autore medesimo con la regia di Alessandro D’Alatri e con Laura Curino e Laura Gambarin, i temi di una lunga ricerca, politica ma senza ideologia, sono sintetizzati e precipitati in un lavoro entusiasmante. Con ironico distacco si racconta di scienza e di affetti, di domande essenziali sulla vita e la fede, di rapporti familiari e di destino. Con toni leggeri, capaci di accendersi di commozione senza mai indulgere alla retorica o allo stereotipo, si mostra un uomo davanti alla morte, l¹amore tra lui, ormai avanti negli anni, e una giovane donna, il forte rapporto che lo lega alla sorella, celando e rivelando con rara efficacia poetica, fino al maturare della scelta di finire la vita con dignità. A Vittorio Franceschi, per il complesso di questo straordinario percorso nella parola teatrale, viene attribuito il Premio Hystrio alla drammaturgia con relativa pubblicazione di un suo testo sulla nostra rivista.
Premio Hystrio all’interpretazione a PATRIZIA MILANI
Conferiamo il riconoscimento per il 2006 a una primadonna della scena italiana che, in trent’anni di carriera ascendente, ha frequentato il repertorio classico da Euripide a Shakespeare, da Beaumarchais a Goldoni; si è misurata con testi di Ibsen e Strindberg, Shaw e Pirandello; ha lasciato il suo segno in spettacoli di maestri del ¹900 come Brecht, Beckett o Dürrenmatt, ma non solo. Ha dato prova, infatti, di non comune versatilità affrontando anche il teatro comico, da Feydeau a Dario Fo e soprattutto ha profuso intelligenza e sensibilità come interprete di testi ³di confine²: Anni di piombo di Margarethe von Trotta, Libertà a Brema di Rainer Werner Fassbinder, L’Arialda di Giovanni Testori e La brigata dei cacciatori di Thomas Bernhard, per citarne alcuni. L’attrice che riceve il Premio Hystrio all¹interpretazione è Patrizia Milani, lombarda di nascita, diplomatasi alla milanese Accademia dei Filodrammatici, avviata al palcoscenico da Bosetti, Guicciardini e Carriglio, nel 1988 trasferitasi a Bolzano dove ha avviato con il direttore dello Stabile Marco Bernardi – di cui è diventata la compagna – un sodalizio artistico determinante per il consolidamento del teatro altoatesino. Il Premio Hystrio le viene assegnato nel pieno di una splendida maturità in cui si fondono cultura, acume interpretativo, attaccamento ai classici e attenzione per la drammaturgia del tempo presente, in una stagione come le altre di appassionato impegno in cui ha voluto rimettersi in discussione, affrontando due testi di autori contemporanei: Gassosa di Roberto Cavosi e Musica a richiesta del tedesco Franz Xaver Kroetz per la regia di Cristina Pezzoli. Nel ruolo tragico di una madre assassina del figlio drogato, del cui corpo si riappropria con un rito antropofago, e in quello, reso senza parole, di una donna sola, naufraga in una inumana metropoli, Patrizia Milani ha dato vita a due interpretazioni perfette, toccanti per pietà e sempre tese alla ricerca di un incontro con un teatro di umane passioni.
Premio Hystrio-Provincia di Milano al TEATRO DELLA COOPERATIVA
Il Teatro della Cooperativa, gestito dall¹omonima Associazione culturale fondata da Renato Sarti nel 2001, nel giro di pochi anni è diventato un punto di riferimento importante per il quartiere di Niguarda, in cui opera, e per quel pubblico che ama il teatro di impegno civile. La sua programmazione, rigorosa e di qualità, è infatti in buona parte incentrata sulla nostra storia recente, sul recupero della memoria, su temi di scottante attualità come aids, globalizzazione ed extracomunitari, e sulla drammaturgia contemporanea, che ha portato quest’anno alla messinscena di Ritter Dene Voss di Thomas Bernhard. Nelle sue produzioni il Teatro della Cooperativa ha raccontato le agghiaccianti imprese di un nostalgico del Ventennio in Mai morti, la deportazione in I me ciamava per nome: 44.787-Risiera di San Sabba, la tragedia delle foibe in _oht (Foibe), un tragico episodio di emigrazione clandestina in La nave fantasma e la Resistenza a Milano in Nome di battaglia Lia. Grazie a una raccolta di firme lanciata dal Teatro, alla protagonista della pièce, la partigiana Gina Galeotti Bianchi, uccisa alla vigilia della Liberazione incinta all¹ottavo mese, sono stati recentemente intitolati i giardini pubblici di via Val di Ledro, in zona Niguarda. Sul loro palcoscenico sono passati Claudio Bisio, Lella Costa, Paolo Rossi, Moni Ovadia, Davide Enia, la compagnia Scimone-Sframeli, il gruppo Atir e tanti altri volti noti del teatro italiano. Al Teatro della Cooperativa viene assegnato quest’anno il Premio Hystrio-Provincia di Milano, destinato a una realtà operante sul territorio, come esempio e testimonianza di un attento e riuscito lavoro di sviluppo culturale in un quartiere a rischio degrado della periferia cittadina.
Premio Hystrio alla Vocazione Sezione maschile:
Massimo Nicolini di Rimini, allievo della Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone (il che ci consente di ricordare, con commozione, la fondatrice della Scuola e grande amica di Hystrio) ha meritato l’attenzione della giuria per l’ottima padronanza della voce e del corpo, per l’intelligenza interpretativa e per la completezza dei mezzi mostrati nella creazione dei personaggi, sia nel rozzo arrichito della La Porcilaia di Ugo Chiti sia nell’ubriaco de L’Ispettore generale di Gogol’, dimostrando poi grande concentrazione nella poesia di Borges.
Fabrizio Careddu, nato a Correggio e proveniente dalla scuola del Teatro Stabile di Genova, dove si è diplomato nel 2005, ha dimostrato energia comica straripante e creatività, una buona capacità di analisi unita a fantasia, ironia e dinamismo scenico, tratteggiando con grande forza comunicativa il protagonista di un suo adattamento dell’Aulularia di Plauto e successivamente lo squilibrato maniaco di Angelo della gravità di Massimo Sgorbani.
Premio Hystrio alla Vocazione sezione femminile Alice Arcuri, nata a Genova nel 1984, neo diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, ha dato prova di un’originale comunicativa colloquiale in Arriva la rivoluzione e non ho niente da mettermidi Simonetta dove ha saputo ben cogliere gli aspetti comici del testo, rendendo con toni di verità e naturalezza il personaggio. Nello shakespiariano monologo di Giulietta ha poi saputo dare prova di concentrazione e di correttezza formale, pur mantenendo una notevole freschezza.
Quattro infine i segnalati, alcuni giovanissimi, di cui due provenienti
dalla preselezione e due dall’Accademia Nazionale Silvio D’Amico di Roma.
Ilaria Tore, appena maggiorenne, autodidatta di formazione, ha dato prova di originalità nell’affrontare in modo spiritoso Naomi in the living room di Christopher Durang, offrendo poi un’interpretazione altrattanto personale e convincente di Winnie in Giorni felici di Beckett
Marco Morana, vent’anni, torinese, proveniente anch’egli dalla preselezione, ha dimostrato una notevole maturità interpretativa nel monologo di Leonce tratto daLeonce e Lena di Buchner e in Il bicchiere della staffa di Pinter.
Jacopo Venturiero, nato nel 1985 e neo diplomato all¹Accademia Nazionale Silvio D’Amico, ha affrontato con naturalezza e un buon corredo tecnico, l’Enrico IV di Pirandello e il monologo di Trofimov del Giardino dei
ciliegi di Cechov.
Infine Ilaria Tucci, anch’essa proveniente dall’Accademia Nazionale Silvio D’Amico, ha mostrato di saper usare molteplici registri con grande sensibilità, sia nel minimalismo della Mariana di Josè Sanchis Sinisterra sia nell’estroversione degli stornelli romani.