Le motivazioni 2007

Premio Hystrio alla Regia a Arturo Cirillo

CIRILLO

Arturo Cirillo, a cui viene assegnato ilPremioHystrio alla regia, è in realtà anche ottimo attore e capocomico. I suoi spettacoli nascono dall’esigenza di rivivere e ripensare la tradizione teatrale, di fare un teatro intelligente, di gruppo, capace di scavare il presente senza allontanare il pubblico. Dopo il fondamentale apprendistato attorale nella compagnia di Carlo Cecchi (Leonce e LenaLa locandiera, la trilogia shakespeariana di AmletoSogno di una notte d’estate e Misura per misuraSik Sik l’artefice magico e Le nozze), dopo alcune ricerche su pièce di autori contemporanei dell’incomunicabilità come Noren e Horovitz, ha trovato una sua cifra nella rivisitazione della tradizione napoletana, da Scarpetta (Mettiteve a fà l’ammore cu me!) a Ruccello (L’ereditiera e Le cinque rose di Jennifer) fino al prossimo Don Fausto di Petito, non senza qualche felice digressione in Copi (La Piramide!) e Molière (Le intellettuali). Il mondo, per Cirillo, è teatro, e la ritualità teatrale è una chiave, piacevole e sulfurea, per rovesciare le apparenze di un mondo rovesciato. Non ultimo dei meriti di Cirillo regista è quello di essere un eccellente capocomico, capace di creare e tenere unita una compagnia di talenti, che ogni giorno di più mostrano una rara capacità di giocare in profondità, senza sussiego, con i testi, i personaggi, le situazioni.

 

 

Premio Hystrio all’Interpretazione a Paola Cortellesi

A Paola Cortellesi, attrice poliedrica dalle forti e preziose qualità espressive viene assegnato quest’anno il Premio Hystrio all’interpretazione. Nell’arco di poco più di un decennio, ha saputo infatti conquistare un’ampia e meritata popolarità, collezionando una lunga serie di esperienze, sia in teatro, che al cinema, alla radio e alla televisione, spaziando dal varietà ai programmi satirici (tra i tanti, con la Gialappa’s e la Dandini), per i quali in molti casi è stata anche autrice dei testi, alla fiction (la recente Maria Montessori). Nei suoi spettacoli, e soprattutto nelle ultime stagioni, in specie ma non soltanto attraverso la forma del monologo, si è dedicata con forte impegno civile all’esplorazione, insieme ironica e sentimentale, degli stati d’animo individuali e collettivi. A esserne bella testimonianza i successi ottenuti con Ancora un attimo e, nelle ultime due stagioni, con Gli ultimi saranno ultimi, entrambi scritti da Massimiliano Bruno. Soprattutto il secondo un monologo, o meglio una pièce a vari personaggi modulati da una sola voce, quanto mai mordace, che gravita intorno al mondo del lavoro con le sue problematiche e disillusioni. Un testo amaro, ma condotto sul filo di una sottile e graffiante ironia grazie alle mille sfaccettature che Paola Cortellesi, in virtù delle sue eccezionali qualità vocali e mimetiche, ha saputo imprimere ai diversi personaggi.

Premio Hystrio alla Drammaturgia Spiro Scrimone

Spiro Scimone si distingue, nel panorama della nuova drammaturgia italiana, per la scrittura secca, asciutta, allusiva, persino reticente, che segue vie oblique per evocare l’ambiente famigliare (come ne La festa), sociale (in NunzioBar e Il cortile) o politico (nel recente La busta) in cui sono invischiati i suoi personaggi. È una studiata strategia del silenzio, in cui la definizione di quei personaggi, del loro retroterra, delle trame e della costruzione testuale si svela solo gradualmente, per indizi, riferimenti, induzioni o ipotesi lasciate allo spettatore, che sembra condividerne lo stesso “smarrimento cosciente”. Il risultato è una drammaturgia di grande sapienza scenica, che per un verso smuove echi pinteriani e vicini al Teatro dell’assurdo e, per un altro, abolisce ogni diaframma con la scena, trovando un formidabile pendant fisico e attorale nello stesso Scimone e in Francesco Sframeli, suo insostituibile compagno di lavoro. La loro è un’infallibile recitazione per sottrazione, fatta di gesti, pause, cenni minimi e, persino, di un’inquietante e virtuale interscambiabilità di ruoli. Filtra, attraverso il perfetto ritmo dei dialoghi, la progressiva saturazione della tensione e un sottilissimo filo di humour, un’originale e non retorica percezione della fragilità umana e, al tempo stesso, di un’insperata possibilità di solidarietà tra simili. A Spiro Scimone viene assegnato il Premio Hystrio alla drammaturgia, che consiste anche e soprattutto nella possibilità di pubblicazione di un suo testo sulla nostra omonima rivista.

 

Premio Hystrio Altre Muse a Le Belle Bandiere

Cresciuti alla scuola di Leo de Berardinis, attori tra l’altro in Totò principe di Danimarca e ne Il ritorno di Scaramouche, eredi di un’idea di teatro che innerva la ricerca scenica su un lavoro e una preparazione attoriale degni di una bottega d’arte o di un’antica compagnia di mestiere, Elena Bucci e Marco Sgrosso fondano nel 1992 Le Belle Bandiere. La compagnia traduce questo apprendistato in forme inedite, che da un lato fa rivivere il progetto di una compagnia di repertorio, dall’altro spazia lungo un arco tonale ed espressivo ampio e completo: si va da testi e spettacoli originali (come Basso napoletano e Canti per elefanti) a intelligenti riletture dei classici (Il berretto a sonagli di Pirandello, Anfitrione di Molière, Il mercante di Venezia di Shakespeare, Le smanie della villeggiatura di Goldoni), realizzate in stretta collaborazione con la compagnia Diablogues di Vetrano e Randisi, fino alla personale reinvenzione di un teatro delle maschere ne La pazzia di Isabella. E qui, nell’omaggio a due divi dello spettacolo di inizio ’600, nel ripercorrere un pezzo di storia del teatro, nell’enunciazione di una sorta di antropologia dell’attore, presente nella scissione che gli Andreini operarono tra interprete e personaggio, Le Belle Bandiere, a cui viene assegnato il Premio Hystrio-Altre Muse, trovano le ragioni di una poetica e di una rinnovata concezione dell’attore-autore.

Premio Hystrio – Provincia di Milano a Teatro I

Renzo Martinelli e Federica Fracassi, fondatori, agli inizi degli anni ’90, della compagnia Teatro Aperto, dal novembre 2004 si sono buttati nell’entusiasmante e coraggiosa avventura della riapertura di uno spazio storico della ricerca milanese, fondato alla fine degli anni ’70 da Mario Montagna e che risponde al nome di Teatro i. Con rigore e passione hanno dedicato le loro prime due stagioni a temi specifici quanto mai attuali: l’immaturità dell’Occidente per “La maschera di Peter” nel 2005-06 e la tendenza morbosa a isolarsi dal mondo esterno per “Claustrofilia” nel 2006-07. Accanto alle ospitalità di gruppi e artisti tra i più importanti della scena nazionale e internazionale (Motus, Fanny & Alexander, Accademia degli Artefatti, Rodrigo garcia, Martin Crimp, Dennis Kelly, Fausto Paravidino e, ora, Letizia Russo), hanno realizzato significative produzioni (Prima della pensione di Bernhard) e vivaci cicli di incontri come “Walkie-Talkie” sulla drammaturgia contemporanea e “Bernhard, teatro e altre rabbie”. A Teatro i viene assegnato il Premio Hystrio-Provincia di Milano, destinato a una realtà operante sul territorio, per aver saputo creare, nel giro di pochissimo tempo, un punto di riferimento importante, e finora mancante nel tessuto teatrale cittadino, per quel che riguarda l’incontro tra diverse discipline e soprattutto la drammaturgia contemporanea italiana e straniera.

Premio Hystrio – Teatro Festival Mantova a Mimmo Cuticchio

Mimmo Cuticchio sintetizza nella sua persona l’attore, l’autore, il regista, il puparo, il contastorie. Non solo ha deciso di caricarsi della tradizione dei pupi e del “cunto” palermitano: li ha portati a confrontarsi con gli spettatori di oggi, con l’immaginario del ventesimo e del ventunesimo secolo. Ha ripreso, rifondandole, quelle forme di teatro popolare come elementi per raccontare una storia, un presente e immaginare il futuro. Li ha messi a confronto con l’epica illustre, come nell’Urlo del mostro, ispirato all’Odissea, o con l’opera lirica, per esempio nello splendido Don Giovanni all’Opera dei Pupi, cercando sempre una lingua teatrale insieme immediata e profonda, affascinante e svelata nel suo travaglio creativo da una costante e carismatica presenza in scena. I suoi spettacoli, tra cui il recente Dal Catai a Parigi. Angelica alla corte di re Carlo e il multietnico Aladino di tutti i colori, rapiscono grandi e bambini, intellettuali e semplici spettatori. Come il suo teatro dei pupi è stato riconosciuto dall’Unesco «patrimonio dell’umanità», in Mimmo Cuticchio, a cui viene assegnato il Premio Hystrio-Teatro Festival Mantova, oggi noi riconosciamo il discendente di una famiglia d’arte che si fa maestro del teatro dell’avvenire.

I vincitori del Premio Hystrio alla Vocazione

Premio Hystrio alla Vocazione, sezione femminile a Valentina Virando

Valentina Virando, torinese, venticinquenne, diplomata nel 2003 alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, ha convinto la Giuria, affrontando un brano di teatro contemporaneo particolarmente impegnativo, Sta per venire la Rivoluzione e non ho niente da mettermi di Umberto Simonetta, autore in odore di revival, del quale Valentina ha saputo dare un’efficace lettura attuale, brillante e comunicativa. Misurandosi poi con L’arte della commedia di Eduardo De Filippo, ha dimostrato sensibilità e sicurezza interpretativa.

 

 

Premio Hystrio alla Vocazione, sezione maschile a Jacopo Maria Bicocchi

Jacopo Maria Bicocchi, di Reggio Emilia, dove è nato nel 1980, fresco di diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Genova, ha dato una lettura divertente e trascinante di Macchie di Michael Frayn. Successivamente, con un’interpretazione coraggiosa e personale del monologo del I atto dell’Amleto di Shakespeare, ha dimostrato versatilità e spregiudicatezza.

 

 

Segnalati inoltre per il Premio alla Vocazione:

 

presentatori_jpgridotta_2Vincenza Pastore, milanese, classe 1979, con una formazione che va dal Master di specializzazione al Gitis di Mosca ai laboratori del brookiano Mamadou Dioume, ha presentato una sua convincente versione delle Cognate di Tremblay e un originale brano tratto da un romanzo di Salvatore Niffoi.

Silvia Quarantini, di Montichiari (Brescia), 28 anni, diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Genova nel 2006, si è a sua volta misurata con  Le cognate e ha divertito la Giuria con un brano da La misteriosa scomparsa di W di Stefano Benni.

Giovanni Arezzo, ventiduenne ragusano, giovanissimo diplomato all’Accademia Silvio d’Amico di Roma, sempre con un brano di Benni, Il dottor Divago, e poi con il Benedetto di Molto rumore per nulla di Shakespeare, ha dimostrato padronanza di mezzi espressivi e curiosità intellettuale.

Marco D’Amore, ventiseienne di Caserta, diplomato nel 2005 alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha attinto con intelligenza e sensibilità alla più accreditata drammaturgia contemporanea italiana con Rondò di Enzo Moscato e al classico brillante Il tabacco fa male di Cechov, per approdare al ripescaggio di un gustoso non-sense del Quartetto Cetra, Il cammello e il dromedario.