Le motivazioni 2017

PREMIO HYSTRIO ALL’INTERPRETAZIONE

Roberto Herlitzka

 

Abbiamo pensato a lungo a come riassumere le tante ragioni di questo premio a Roberto Herlitzka. Sessant’anni anni di carriera sono una sfida impegnativa per qualsiasi sintesi giornalistica. Ai veterani in redazione sono subito venute in mente le regie di Orazio Costa, grande maestro di Herlitzka ai tempi dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Altri hanno invece pensato a quell’Ex-Amleto divenuto col tempo un piccolo cult, assolo in bilico fra la ricerca e il puro istrionismo. Mentre alcuni colleghi, amanti di archivi e statistiche, hanno giustamente sottolineato le tante collaborazioni con Ronconi, Missiroli, Calenda, Lavia o Squarzina. Un elenco lunghissimo di titoli, talenti, registi. Fra teatro, cinema e tv. Eppure alla fine l’occasione è stato Minetti di Thomas Bernhard, interpretazione maiuscola di Herlitzka nel ruolo del titolo, cognome di un celebre attore anziano, stanco e irritato col mondo e con gli uomini. Che il Minetti diretto da Roberto Andò sia allora il pretesto di questo Premio Hystrio 2017 all’interpretazione. Per le altre ragioni ognuno scelga le sue. Senza troppi confini. Perché come solo i grandi attori riescono a fare, da sessant’anni Roberto Herlitzka rende credibile la poesia, il sogno, la menzogna.

 

 

PREMIO HYSTRIO ALLA REGIA

Romeo Castellucci

 

Artista noto in tutto il mondo come originalissimo artefice di un teatro visionario e perturbante «fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale», Romeo Castellucci è anche autore di numerosi saggi di teoria della messa in scena. Attraverso spettacoli memorabili (da Orestea, a Genesi, da Tragedia Endogonidia alla monumentale Divina Commedia fino a Sul concetto di volto nel figlio di Dio), realizzati con la Socìetas Raffaello Sanzio, da lui fondata nel 1981 insieme a Claudia Castellucci e a Chiara Guidi, ha grandemente influenzato il modo di fare e di guardare le arti sceniche contemporanee. Le sue regie, infatti, in cui si intrecciano una pluralità di linguaggi (musica, scultura, pittura e architettura) rendono il teatro un’arte plastica, complessa, ricca di visioni grazie alla creazione di un codice inedito e riconoscibile, che non fa riferimento a un sistema “altro”, di matrice letteraria, nei cui confronti agire in una logica di traduzione. Artista poliedrico, capace di giocare in più ruoli (autore, regista, creatore di scene, luci e costumi), dal 2011 (con Parsifal di Richard Wagner) lavora con successo anche nel mondo dell’opera lirica internazionale. A Romeo Castellucci e all’unicità del suo segno autoriale viene assegnato il Premio Hystrio alla regia.

 

 

PREMIO HYSTRIO ALLA DRAMMATURGIA

Giuliana Musso

 

Con una serie di creazioni, centrate su ciò che più vicino è al sentire della gente, in questi ultimi quindici anni Giuliana Musso si è imposta tra le autrici-perfomer più intense della scena italiana. La nascita, la morte, la fede, il sesso, la guerra: temi che toccano fino in fondo le donne e gli uomini contemporanei sono stati da lei esplorati con strumenti affini al giornalismo d’inchiesta e poi traslati in una drammaturgia limpida, portata in scena il più delle volte in forma di monologo, coinvolgente e sempre consapevole di ciò che il corpo del performer racconta a chi guarda. Spettacoli come Nati in casa (2001), Tanti saluti (2008), Sexmachine (2005), La fabbrica dei preti (2012), Mio eroe (2016), La base (2011) e Dreams (2011) sono esempi dell’efficace “giornalismo teatrale” a cui si è dedicata, ottenendo l’attenzione viva, spesso commossa, del pubblico. Artista della consapevolezza civile, Giuliana Musso registra dati, comportamenti, opinioni nei territori dove compie le proprie indagini (il Nordest italiano, soprattutto), ma non rinuncia all’empatia con lo spettatore, sia nei frequenti slanci comici sia nell’avvicinarsi, con pudore e partecipazione, a eventi altamente drammatici.  Maria Spazzi Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Brera, Maria Spazzi è la mente ideatrice dello spazio scenico degli spettacoli della Compagnia Atir, di cui è tra i fondatori. Ha firmato numerose scenografie per spettacoli di prosa e di lirica, la maggior parte per le regie di Serena Sinigaglia: da Romeo e Giulietta (1996) a Troiane (2004), da Donne in Parlamento (2007) a La Cimice (2009) fino a Nozze di sangue (2010), Italia anni 10 (2014), Utoya (2015) e Tre alberghi (2016). Se con esigue risorse ha saputo dimostrare un fine ingegno, trovando in pochi elementi la forza minimale ed espressiva per definire la scena, ha confermato con coerenza e decisione le sue capacità anche nelle produzioni più importanti, mettendo a punto progetti più complessi ma mai superflui. Il suo lavoro, è esempio di un brillante artigianato teatrale e di un’inventiva che lavora sulla riduzione e sull’individuazione di segni, rivelando sempre una forte identità creativa. In modo mai banale e con soluzioni ingegnose nella loro semplicità, la sua scrittura scenica è infatti non solo funzionale ma anche di forte impatto visivo ed emotivo. A lei va il premio Hystrio-Altre Muse, riaffermando la centralità creativa di un ruolo, quello dello scenografo, troppo spesso trascurato nel complesso mosaico delle professioni del teatro.

 

 

PREMIO HYSTRIO-ICEBERG

Punta Corsara

 

Associazione culturale indipendente e in continuo fermento, Punta Corsara, filiazione felice del Progetto Arrevuoto realizzato a Scampia nel triennio 2006-2008, vanta dieci anni d’attività, che hanno spaziato dai percorsi di formazione ai mestieri della scena e a spettacoli capaci di reinterpretare con intelligenza e disincantato umorismo la tradizione teatrale napoletana da Petito a Eduardo, passando per Scarpetta e Viviani. Una compagnia giovane ed effervescente che, con grinta e ostinazione, si è costruita una professionalità di tutto rispetto, proponendo testi nuovi con i quali ha saputo sdoganare il folklore di maschere e personaggi ingombranti come Pulcinella e Felice Sciosciammocca. Il Convegno, PetitoBlok, Hamlet travestie, La solitudine delle ombre, Il signor di Pourceaugnac, Il cielo in una stanza sono solo alcune delle loro creazioni, essenziali, antinaturalistiche, a tratti anche fiabesche e marionettistiche, continuamente in bilico tra simbolismo e satira graffiante. A questi valorosi Corsari, che sanno riscrivere la tradizione e i classici con audace originalità, viene assegnato il Premio Hystrio-Iceberg 2017, dedicato a una giovane compagnia emergente.

 

 

PREMIO HYSTRIO-CORPO A CORPO

Alessandro Sciarroni

 

Danzatore, coreografo e regista, Alessandro Sciarroni percorre da sempre strade poco o per niente battute, in cui la danza si mescola con l’arte figurativa, la prosa, il circo, lo sport, ma anche con la letteratura e la cultura pop. Così Your Girl (2007) traeva libera ispirazione da Madame Bovary, mentre il successivo If I was Madonna utilizzava quell’icona pop quale modello da imitare o rifiutare. E un immaginario altrettanto “popolare” era alla base di Cowboys, un’indagine su quanto plasma l’immaginario contemporaneo proseguita nell’assolo Joseph, in cui è in scena lo stesso Sciarroni, davanti a un pc. Uno spettacolo in cui è palese quella volontà di creare spaesamento che è alla base dei tre lavori che compongono il progetto Will You Still Love Me Tomorrow? Un processo creativo basato sulla cura nel cogliere la bellezza e il segno eclettico dell’arte in contesti e prassi regolamentate – la danza “degli schiaffoni” in Folk-s, la giocoleria in Untitled e la disciplina del goalball in Aurora – e di tradurli poi in un linguaggio ironico e allo stesso tempo fortemente emotivo. Per questa capacità di lavorare con sognante e rigorosa visionarietà, Alessandro Sciarroni si aggiudica il Premio Hystrio-Corpo a Corpo 2017.

 

PREMIO HYSTRIO-TWISTER

Geppetto e Geppetto, di Tindaro Granata

 

«Mi sono emozionata fino alle lacrime e, dopo lo spettacolo, l’emozione era una macchia nera davanti a me. E ho pensato che rappresentava la preoccupazione verso il futuro, di me genitore rispetto al futuro di mio figlio. E per me qui sta la potenza grande che porterà lontano Geppetto e Geppetto» (Barbara)

«Geppetto e Geppetto, un testo indimenticabile per la delicatezza con cui vengono trattati i problemi in tutte le loro sfaccettature, per il messaggio che ci arriva: l’amore vero vince su tutto…» (Brunella Polignano)

«Grazie Tindaro per avermi permesso di guardare con altri occhi la mia genitrice e di aver rivisto alla luce del tuo spettacolo la mia figura di figlia. Hai reso le relazioni umane con coraggio, leggerezza, parole semplici ma incisive e con un tocco di ironia sei riuscito a restituire centralità alle relazioni e ai sentimenti » (Anonimo)

«Avete trattato un tema molto delicato con la leggerezza di una farfalla, con delicatezza e piena libertà! Ma, oltre a tutto questo, lo spettacolo è anche pieno di pathos. Quindi grazie davvero, per aver dimostrato, senza prendere parti, che la cosa importante è l’amore… » (Anna, da Valdagno)

«Lo spettacolo è stato splendido e molto toccante. Ha affrontato il problema nel migliore dei modi sviscerandone le mille sfaccettature e mostrando quanto è difficile combattere contro l’ottusità e l’ignoranza» (Silvia, da Verbania)

 

 

Premio Hystrio-Scritture di Scena

la vincitrice e i segnalati

 

La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Serena Sinigaglia (presidente), Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Roberto Rizzente, Massimiliano Speziani e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi dei 112 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di undici testi finalisti (AAA – Un altro Ione di Michele Ruol, Il Carrefour è aperto anche di notte di Giulia Lombezzi, Eden di Fabio Pisano, La fuga in Svezia di Nicola Bremer, Genesi Pentateuco#1 di Chiara Boscaro, Lupi di Gabriele Zobele, Mater di Walter Prete, Petrolio, una storia a colori di Gaia Beatrice Gattai, Stabat Mater di Liv Ferracchiati, Torre Elettra di Giancarlo Nicoletti, Trittico delle bestie di Niccolò Matcovich), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2017 a:

Stabat Mater di Liv Ferracchiati, che colpisce per personalità e originalità. Un raro esempio di riuscita commedia italiana dal sapore anglosassone. All’interno di una struttura drammaturgica complessa e gestita con mano ferma, spiccano dialoghi credibili e incalzanti, ricchi di una destrezza ironica che ricorda il primo Woody Allen. Ne è protagonista Andrea, “un uomo in corpo di femmina, e anche uno scrittore”, del quale il testo esplora un immaturo attaccamento alla madre e una propensione nevrotica a sedurre. Con uno sguardo lucido e spietato sulla solitudine e, forse, sull’egoismo indispensabili a conquistarsi una piena autonomia.

La giuria ha poi deciso di segnalare:

Trittico delle bestie di Niccolò Matcovich, un testo dalle atmosfere sospese, che alterna la concretezza del dettaglio a un orizzonte di simboli e violenza. Una scrittura matura, in cui l’immaginario animale compone una metafora dei conflitti generazionali.

AAA – Un altro Ione di Michele Ruol, che affronta con acume l’ossessione contemporanea per la maternità: idealizzata e indotta in forma di nevrosi collettiva. Il ritmo è agile, la scrittura precisa nell’intercettare dinamiche e slang della comunicazione social, mentre il riferimento mitologico amplia l’orizzonte del “qui e ora”.

 

 

Premio Mariangela Melato a

Oscar De Summa e Federica Di Martino

 

Con partecipazione e ironia, divertimento e commozione Oscar De Summa moltiplica la sua voce nelle voci di un’intera comunità e ci restituisce nella sua “Trilogia della provincia” (Diario di Provincia, Stasera sono in vena, Lasorella di Gesù Cristo) il ritratto di un luogo che diventa metafora di tutta la provincia italiana e di ogni tensione alla fuga e al riscatto, reinventando un genere, il teatro di narrazione, restituendogli il respiro di una vera e propria epopea, con la stessa lucidità ed efficacia con cui ha affrontato e reinventato grandi classici del teatro come Edipo e Riccardo III.

Formatasi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’amico, Federica Di Martino esordisce giovanissima nel Peer Gynt di Ibsen diretta da Luca Ronconi. Dotata di acuta intelligenza scenica affronta i personaggi con studio meticoloso ed empatia, come nella Medea diretta da Gabriele Lavia e nella ruvida e ferina Mari-Gaila in Divine Parole di Ramón María del Valle Inclán, guidata da Damiano Michieletto. Con la volontà di indagare l’animo femminile è Marianne in Scene da un matrimonio di Bergman con la regia di Alessandro D’Alatri. Forza, lucidità e sensibilità, impegno costante nel rinnovarsi, fanno di Federica Di Martino una delle attrici più interessanti della sua generazione.

 

 

Premio Hystrio alla Vocazione

i vincitori e i segnalati

 

Dopo accurata valutazione dei 236 iscritti al Premio Hystrio alla Vocazione 2017, 40 di loro hanno partecipato alle selezioni finali di Milano. In questa sede la giuria – composta da Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Elio De Capitani, Mario Perrotta, Gilberto Santini e Walter Zambaldi – ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione 2017 agli attori Dalila Cozzolino e Kabir Tavani e il Premio Ugo Ronfani, destinato ai più giovani partecipanti al Premio alla Vocazione con un percorso formativo ancora da concludere, ex aequo a Federico Gariglio e Francesca Fedeli.

Queste le motivazioni: Dalila Cozzolino, cosentina dalla formazione non istituzionale convince per la solidità dei suoi strumenti interpretativi. Con sarcasmo tragicomico ha affrontato Delitti esemplari di Max Aub per poi trasformarsi con sensibilità riflessiva nella Viola della shakespeariana Dodicesima notte fino a toccare con consapevolezza tutta contemporanea le corde drammatiche dell’Elettra di Hofmannsthal.

Kabir Tavani, romano, neodiplomato alla Scuola dello Stabile di Genova, ha dimostrato una notevole intelligenza storico-teatrale nella scelta dei pezzi, eseguiti con personalità carismatica e matura padronanza dei mezzi. Dal toccante Mio padre è morto a 18 anni partigiano di Roberto Lerici all’intenso monologo dal film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo passando per un Amleto giocato con un’irrituale metateatralità.

Dal 2015 il Premio Hystrio ha istituito il “Premio Ugo Ronfani”, riconoscimento attribuito quest’anno ex aequo a Francesca Fedeli e Federico Gariglio, ventitreenne campana lei, ventiduenne piemontese lui, entrambi ancora impegnati negli studi alla Scuola del Teatro Stabile di Napoli e alla Paolo Grassi di Milano. Francesca, allo stesso tempo garbata e grintosa, diverte con Suor Filomena di Stefano Benni e coinvolge per sensibilità interpretativa sia come Elena ne Le Troiane di Euripide, sia in Canzone e sotto o’carcere di Raffaele Viviani. Federico convince e stupisce per la verve stralunata e la drammaticità sottintesa, esibite in un esilarante Ruzante in piemontese, ma anche nei dolenti ruoli di due figli incompresi in Paté (Debris) di Dennis Kelly e in Lungo viaggio verso la notte di O’Neill.

Accanto ai vincitori, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare: Giuseppe Palasciano, pugliese, diplomato alla Scuola Paolo Grassi di Milano, per la versatilità dei registri interpretativi e di repertorio. Ha mostrato infatti tutto il suo talento nel musical come in Tennessee Williams (Zoo di vetro), in Shakespeare con la sua inconsueta Caterina da La bisbetica domata, come nella riscrittura in pugliese della Parpaja topola di Dario Fo.